Conferenza stampa: presentazione della II edizione della Biennale di Street art di Abano Terme e Padova - Super Walls 2021
<?xml encoding="utf-8" ?><br><p><strong>Mercoledì 19 maggio 2021, ore 11:30 - Palazzo della Ragione<br>
ingresso dalla scalinata del Municipio</strong></p><p>Presentazione della II edizione della Biennale di Street art di Abano Terme e Padova - Super Walls 2021</p><p>L'iniziativa, che vede il Comune tra i main partner, coinvolgerà dal 5 al 20 giugno una quarantina di street artists italiani e internazionali nel realizzare altrettante opere in città e nei comuni limitrofi.</p><p>Partecipano:</p><ul>
<li>Sergio Giordani, sindaco Comune Padova</li>
<li>Antonio Parbonetti, prorettore Università degli Studi di Padova</li>
<li>Fabio Bui, presidente Provincia di Padova</li>
<li>Gilberto Muraro, presidente Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo</li>
<li>Andrea Colasio, assessore alla cultura Comune Padova</li>
<li>Carlo Silvestrin, curatore Super Walls Biennale Street art</li>
<li>Federico Barbierato, sindaco Comune Abano Terme</li>
<li>Stefano Tonazzo, sindaco Comune Limena</li>
<li>Marco Agostini, sindaco Comune Mestrino</li>
<li>Roberto Gasparetto, amministratore delegato AcegasApsAmga Spa</li>
<li>Alberto La Greca, InfoCamere Scpa</li>
</ul>
Comunicato stampa: "Padova nel Dogon. Il Dogon a Padova"
<?xml encoding="utf-8" ?><figure class="figure">
<img src="/sites/default/files/images/dogon.jpg" class="figure-img img-fluid">
</figure><br><p>Apre al pubblico sabato 15 maggio al Palazzo della Ragione la eccezionale mostra "Padova nel Dogon. Il Dogon a Padova".</p><p>La storia di una piccola associazione di Padova che ha realizzato grandi progetti in Mali si intreccia con la storia di una antica popolazione africana dalla grande tradizione e cultura in una "doppia mostra" all’insegna della conoscenza e della ragione.</p><p>Inaugurazione su invito venerdì 14 maggio, ore 17:30</p><p>"Padova nel Dogon. Il Dogon a Padova" è una mostra articolata in due chiavi di lettura compenetrate tra loro: la storia emblematica di Progetto Dogon Odv, l'associazione di volontariato padovana che da oltre 15 anni aiuta la popolazione Dogon nel Mali, con la documentazione dei numerosissimi interventi realizzati sul posto, e allo stesso tempo è una rassegna, mai realizzata prima d’ora, di sculture e oggetti d’uso di eccezionale bellezza, espressione della antichissima cultura del popolo Dogon. La "doppia mostra" vuole dunque essere un momento di riflessione e di consapevolezza, unendo insieme cultura, solidarietà e volontariato e si rivolge in particolare , anche con incontri specifici, alle nuove generazioni e al mondo scolastico.</p><p>Il realizzarla dentro il Palazzo della “Ragione” ha aggiunto un momento ulteriore di forza fondato sulla reciproca conoscenza fra le popolazioni e le culture in un mondo sempre più interdipendente. Con essa si conclude anche l’anno di Padova Capitale europea del volontariato.</p><p>La mostra è stata realizzata con il patrocinio del Comune di Padova e in collaborazione con gli Assessorati alla cultura e alle politiche educative e scolastiche del Comune.</p><p>Paolo Menè presidente di Progetto Dogon spiega: «<em>Aiutare gli africani a casa loro” al di là di ogni strumentale interpretazione di una definizione recentemente abusata, è stato l’obiettivo concreto di un inizialmente piccolo gruppo di padovani che, poi costituitosi in onlus nel 2009, hanno voluto operare concretamente nella regione del Dogon , particolarissimo territorio del Mali, dopo drammatiche esperienze dirette che ne avevano evidenziato la difficilissima situazione sanitaria in cui versavano e versano quelle popolazioni e in particolare l’infanzia.</em></p><p><em>Dal Centro Sanitario di Weré alla "Dependance" , luogo di accoglienza delle equipes mediche padovane e italiane, agli edifici scolastici e altro, senza dimenticare le adozioni a distanza, tutto è raccontato da foto testimoni delle realizzazioni e degli eventi correlati, resi più evidenti da appositi testi descrittivi.</em></p><p><em>All’insegna dell’ambizioso progetto "100 pozzi per il Dogon" dopo gli aiuti iniziali della Regione Veneto, della Provincia di Padova e dello stesso Comune di Padova, l’entrata "in campo" della Fondazione Cariparo nel 2012, ha consentito la creazione di una rete di ben 250 pozzi di acqua potabile capace di servire numerosissimi villaggi pari ad una popolazione di 150.000 abitanti. Per tale opera sono stati concretamente attuati nuovi impianti, rifacimenti e le doverose e necessarie manutenzioni.</em></p><p><em>Realizzazioni che hanno portato insieme all’acqua lavoro e fonte di occupazione locale specie per i più giovani contribuendo a fermare la spinta migratoria e, insieme, a resistere al reclutamento estremistico di "Al Qaeda" e di altre frange terroristiche locali purtroppo pericolosamente presenti nel Mali. Questa mostra è stata possibile grazie alla disponibilità dell’Amministrazione comunale della città e in particolare del sindaco Sergio Giordani e degli assessori Andrea Colasio e Cristina Piva che ringraziamo di cuore.</em></p><p><em>Un grazie speciale va a Umberto Knycz che ha messo generosamente a disposizione la splendida collezione alla quale si è dedicato in tanti anni di frequentazioni del "primo" continente dal quale è iniziato il lungo cammino dell’umanità.</em></p><p><em>Un particolare ringraziamento alla Fondazione Cariparo che è stata sempre vicina alla onlus Progetto Dogon in tutti questi anni aiutando in modo cospicuo le attività di creazione, sostituzione e mantenimento della rete di pozzi della falesia di Bandiagara</em>».</p><p>Elio Armano, che ha più volte incontrato i Dogon nei suoi viaggi in Africa e che ha ideato e curato la mostra, ne spiega la genesi e le ragioni: «<em>L’Africa è tanto grande quanto la sua rimozione, come se ignorarne l’esistenza potesse servire all’egoismo introflesso e irresponsabile dell’Occidente che sul rifiuto degli immigrati come sulla negazione dei mutamenti climatici e dell’universalità delle vaccinazioni, pare continui a fondare le proprie inutili e falsamente comode certezze.</em></p><p><em>Non vanno certo dimenticate tutte le meritorie organizzazioni internazionali e nazionali, laiche e religiose, e le tante singole personalità, autorevoli o sconosciute, che operano con determinazione quotidiana in difficile controtendenza; purtuttavia il compito è immane, sempre in ritardo e colpevolmente ostacolato da riduttive e inquietanti posizioni che di politico e civile nell’accezione più nobile del termine non hanno nulla.</em></p><p><em>Anche se qui parliamo di scultura, va detto con chiarezza che, per essere davvero compresa e "aiutata", l’Africa ha bisogno di uno sguardo lungo, che niente ha a che fare con un atteggiamento caritatevole o assistenzialistico, men che mai di tipo turistico, da parte di coloro che la attraversano nella sua sterminata grandezza, varietà e complessità, una parte di mondo che pesa e peserà sempre di più, e non solo per i fenomeni inesorabilmente in atto, ma per lo sviluppo complessivo del suo stesso futuro. Questa è, essenzialmente, la motivazione della mostra nel Palazzo della Ragione, fortunosamente preparata durante la pandemia e venuta ad essere momento conclusivo di Padova Capitale europea del volontariato: una sorta di dichiarato senso di impotenza e dei propri limiti, che consapevolmente ha animato e anima l’attività più che decennale di una Onlus nata a Padova quasi occasionalmente ancora nel 2005 e formalizzata nel 2009</em>».</p><p>Prosegue Armano nel suo appassionato racconto: «<em>Per una sorta di involontario contrappasso, la mostra è ospitata in Salone, quasi a sanare e fare ammenda di quelle lapidi bicolori che rammentano ancora oggi "l’Impero fascista" sulla facciata municipale che dà su piazza delle Erbe. Pure geografie marmoree, testimonianze di archeologia recente che non raccontano purtroppo la pagina immonda del colonialismo, la rapina di risorse e il genocidio dei quali si sono macchiati gli italiani "brava gente" nel secolo scorso.</em></p><p><em>Sullo sfondo di una mostra di sculture africane c’è tutto questo e, insieme, la quotidiana drammatica lotta per sopravvivere alle condizioni durissime della natura, a partire dalla mancanza di quell’acqua, che per noi si è continuato e si continua a pensare inesauribile. Questa doppia esposizione, che unisce la "storia" di una piccola Onlus e una collezione di manufatti di una particolare regione del Mali, è stata pensata come una sorta di recinto/conchiglia nelle cui pareti interne si dipanano vicende, progetti, realizzazioni mentre al centro, come una perla, racchiude una rassegna di oggetti raccolti da Umberto Knycz in tanti anni di viaggi e di lavoro. Il tutto sotto la volta del Salone, sulle cui grandissime pareti affrescate si dispiegano la cultura laica e religiosa del mondo cristiano medievale in una sorta di grande cosmogonia. Termine questo che ben si presta al confronto tra un luogo simbolo della nostra città e della sua cultura e i Dogon, particolarissima popolazione che, pur non avendo altro che una cultura orale, ha nel tempo elaborato una complessa conoscenza cosmogonica del suo stare sulla terra unita inscindibilmente alla capacità di leggere il cielo che ha fatto di questi uomini, conoscitori di Sirio, i "figli delle stelle".</em></p><p><em>Una mostra che presenta oggetti di grande valore non solo estetico ma anche culturale e antropologico. I pezzi della collezione, della quale è qui esposta solo una ragionata selezione, sono testimoni ultimi di una vera e propria concezione del mondo</em> - spiega ancora Armano - <em>dove ogni cosa aveva la sua ragion d’essere dentro una visione animistica e politica, con le società segrete degli iniziati, con gli orti magici e i piccoli boschi nascosti tra le rocce, accessibili solo dopo lunghe preparazioni iniziatiche. Un mondo dove la scultura, che rappresenta l’espressione più nota e diffusa dei Dogon, è accompagnata da una vera e propria architettura, altrettanto riconoscibile nei suoi stilemi, e dalle stesse pitture che si ritrovano, come a Songo, in grandi pareti rocciose, sfondo dei riti di passaggio dei fanciulli all’età adulta, continuamente "rinfrescate" nella loro inconfondibile policromia e simbologia nel corso del tempo fino a oggi. Stilemi pittorici che sono presenti anche nelle superfici di pareti di fango, in tessuti e nelle stesse parti piane delle maschere. E dal durissimo legno di quella regione vengono le tante statue, siano esse piccole o grandi, singole o in coppia, e le celebri maschere. Un infinito inventario formale di sembianze semplificate, ora umane, ora animali, che hanno dato vita a quell’immaginario iconico "africano" che, da Apollinaire a Picasso, da Braque a Modigliani, ha sovvertito l’esangue e finito mondo dell’arte occidentale ottocentesca, non solo introducendo stilemi sconosciuti, ma soprattutto quei rinnovati approcci alla rappresentazione che, insieme ai nuovi confini della scienza, all’avvento della fotografia e del cinema, del microscopio e della psicanalisi, hanno rovesciato il mondo e la sua rappresentazione. Un’arte tutt’altro che barbara e primitiva, con la quale l’occidente ha un debito immenso, mai onestamente dichiarato e comunque ambiguamente riconosciuto: senza l’incontro con la fonte ispiratrice africana non darebbero nate "Les demoiselles d’Avignon" di Picasso, i pezzi totemici di Brancusi, il cubismo, parte dello stesso futurismo macchinistico e tutto quello che ne è seguito nei primi anni del '900, compreso tanto surrealismo e le stesse opere del primo Giacometti, e che ha determinato in modo irreversibile non solo lo sguardo dell’arte moderna e contemporanea, ma la stessa immagine dell’architettura delle nostre città e la forma di innumerevoli oggetti d’uso comune, a partire da quelli cosiddetti di design riservati alle élites più colte ed abbienti</em>».</p><p>La mostra rimarrà aperta fino al 30 giugno prossimo: una occasione unica per conoscere un popolo antichissimo e una cultura sorprendente che rimanda alle radici dell’uomo e allo stesso tempo scoprire il meritorio impegno di una Associazione padovana che dedica tutta se stessa, fin dal proprio nome, a aiutare questa popolazione a migliorare le proprie condizioni di vita e contemporaneamente a proteggere e salvaguardare la propria identità dalle sirene della modernità e della globalizzazione.</p>
Comunicato stampa: inaugurazione di PG Lab
<?xml encoding="utf-8" ?><br><p>Mercoledì 12 maggio, l’Ufficio Progetto Giovani ha inaugurato il PG Lab di piazza Caduti della Resistenza, 3, la sua nuova sede distaccata dedicata alle attività dell’Area animazione. Lo spazio è a disposizione di tutti i giovani della città appassionati e incuriositi dal mondo digitale, luogo di aggregazione dove sperimentare idee e acquisire nuove competenze, con la possibilità di usufruire di attrezzatura adeguata per foto, grafica, montaggio video e fabbricazione digitale.</p><p>PG Lab rappresenta la re-identificazione delle funzioni e delle attività dell’Area animazione, uno spazio disponibile ad accogliere giovani con profili e bisogni differenti. L’identità dello spazio non si esaurisce nel rione Palestro in cui ha sede, ma in esso assume una dimensione capace di localizzarne l’azione e la relazione con la città in una logica dialettica. L’Area animazione, infatti, si rivolge infatti ai giovani del territorio ma coinvolge anche tutte le persone e le altre realtà che vi gravitano attorno. È un contenitore aperto e informale dedicato agli interessi aggregativi, culturali e sociali giovanili, che facilita gli incontri e le relazioni tra gruppi giovanili e la collaborazione con le istituzioni.</p><p>PG Lab è anche uno spazio dedicato alla formazione, che si concretizza nel lavoro quotidiano degli operatori - a disposizione per consulenze individuali e personalizzate e di gruppo - ma anche grazie al contributo di professionisti esperti, pronti a condividere la propria esperienza con i più giovani. Non mancano, poi, le occasioni di apprendimento tra pari, fondamentali opportunità di crescita reciproca e di acquisizione di nuove competenze tecniche e potenziamento delle soft skills relazionali e sociali. La formazione viene proposta sia in modalità strutturata, attraverso corsi e laboratori, sia in occasione di eventi ed esperienze immersive, che prevedono una partecipazione attiva e la possibilità di mettersi alla prova sul campo. Proprio a supporto delle esperienze pratiche, inoltre, sono a disposizione laboratori attrezzati e spazi d’incontro per sviluppare i propri progetti digitali, potendo usufruire di una connessione wi-fi libera e gratuita, stampante e penna 3D, laser cutter, tavoletta grafica, fotocopiatore a colori, macchine fotografiche, videocamere e kit Arduino.</p><h3>Il progetto</h3><ul>
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<p>PG Lab è uno spazio sperimentale per definizione, non solo in ambito digitale, ma delle opportunità di ideazione e sperimentazione di soluzioni alternative per la città. È uno spazio “protetto” in cui nascono idee che si sviluppano nella comunità.</p>
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<p>PG Lab è il luogo di ascolto, emersione, attivazione, organizzazione e finalizzazione del potenziale giovanile in una logica di reciprocità tra concessione di uno spazio di azione e sperimentazione delle proprie competenze.</p>
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<p>PG Lab è uno spazio di aggregazione digitale pensato per chi è curioso, per chi è appassionato e per chi “smanetta” in una logica di apprendimento condiviso tra coetanei, anche in una prospettiva di riduzione del digital divide.</p>
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<p>PG Lab è uno spazio propulsivo per la partecipazione giovanile, è un sistema di opportunità e proposte che consente di agire e sviluppare il potenziale giovanile attraverso sportelli, attività, eventi e progetti.</p>
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Conferenza stampa: presentazione della mostra fotografica "La scuola Pietro Scalcerle 1870 - 2020"
<?xml encoding="utf-8" ?><br><p>Presentazione della mostra fotografica "La scuola Pietro Scalcerle 1870 - 2020" <br>
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<strong>mercoledì 12 maggio, ore 12:30<br>
Sala Bresciani Alvarez- Palazzo Moroni</strong><br>
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Per i 150 anni dell'Istituto Pietro Scalcerle, la scuola presenta una mostra fotografica che attraversa questo secolo e mezzo di storia che è anche storia della città di Padova e dell'educazione e istruzione femminile dall'Unità d'Italia ad oggi. La mostra sarà visitabile dal 21 al 30 maggio nel Cortile pensile di Palazzo Moroni<br>
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Presentano la mostra:</p><ul>
<li>Andrea Colasio, assessore alla cultura del Comune di Padova</li>
<li>Mario Colombo, docente dell'Its Scalcerle e responsabiled del progetto</li>
<li>Marta Pellegrini, Alberto Novello e Luca Baggio, docenti dell'Istituto e curatori della mostra</li>
</ul>
Conferenza stampa: Opv, concerti dal vivo e un nuovo Festival
<?xml encoding="utf-8" ?><br><p>Concerti dal vivo e un nuovo Festival: l'Orchestra di Padova e del Veneto riparte in prima assoluta. Tutti i dettagli in conferenza stampa<br>
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<strong>venerdì 30 aprile 2021, ore 11:00<br>
sala Livio Paladin - Palazzo Moroni</strong></p><p>Intervengono:</p><ul>
<li>Andrea Colasio, assessore alla cultura</li>
<li>Paolo Giaretta, vicepresidente Opv</li>
<li>Marco Angius, direttore musicale e artistico Opv</li>
<li>Filippo Perocco, artista in residenza</li>
<li>Veniero Rizzardi, musicologo</li>
</ul>
Comunicato stampa: mostra "We the People"
<?xml encoding="utf-8" ?><figure class="figure">
<img src="/sites/default/files/images/opera%20di%20Davide%20Puma.JPG" class="figure-img img-fluid">
</figure><br><p>"In questo periodo così complesso da vivere emotivamente, il volto ci è quasi stato rubato nella sua essenza primaria, ci rimane solo lo sguardo.<br>
È forse proprio da questa privazione che è nata l’idea di chiedere a una trentina di artisti contemporanei di restituirci, attraverso la loro espressività artistica, quelle emozioni che ci sono state tolte.<br>
Quarantasei muscoli facciali regalano un’infinita gamma di espressioni, agli artisti il compito di enfatizzare, caratterizzare e quindi indagare il volto o l’atteggiamento, attraverso pittura, scultura, video art e fotografia".</p><p>Il Comune di Padova promuove la mostra “We the People”, curata da Elisabetta Bacchin, Enrica Feltracco, Elisabetta Maria Vanzelli, Massimiliano Sabbion e Matteo Vanzan.<br>
L’esposizione aprirà al pubblico il 4 maggio nella splendida Sala della Gran Guardia di Padova.<br>
La mostra è stata realizzata grazie al contributo di People srl, Despar Aspiag srl e la collaborazione di Blonde and Brains - Marketing and Brand Ideas, Bottega Immobiliare Padova, MV Eventi, Tipografia Gotica e Assioma Service srl Broker Assicurazioni.</p><div>Proporzioni armoniche nei volti antichi, studio di emozioni ed espressioni che si susseguono nei secoli dai ritratti celebrativi dell’età romana fino al Rinascimento: volti ricercati, analizzati nel tempo e nelle espressioni più varie.<br>
Dal busto di Nefertiti ai visi rigati di lacrime di Giotto nella Cappella degli Scrovegni, dalle passioni ritratte in Caravaggio, all’estasi di Santa Teresa del Bernini, ai volti Impressionisti e ai visi Espressionisti, alle disgregazioni e ricomposizioni del XX secolo, dalle Avanguardie artistiche agli scatti fermati nelle foto e nei video fino ai moderni selfie, alla modifica di un viso nel tempo e nella accezione, tutta contemporanea, di poter plasmare, cambiare e creare un nuovo aspetto, una nuova bellezza, un volto che rimanga nell’identificazione di un processo di riconoscimento del sé come naturale approccio verso l’Io e verso gli altri.<br>
“We the People”, noi la gente, è l’insieme di volti, di emozioni ed espressioni senza distinzioni di razza, colore e sesso.<br>
Per questo i curatori hanno pensato di invitare trenta artisti per dialogare insieme di volti attraverso la creazione di opere site specific, tra scultura, pittura, video-art e fotografia, o prestando dei lavori che sono affini al tema trattato.</div><div><br>
<strong>Orari di apertura della mostra</strong><br>
Dal 4 maggio al 2 giugno 2021, alla Sala della Gran Guardia - Padova<br>
Da martedì a domenica: dalle ore 9:30 alle 12:30 e dalle 16:00 alle 19:00<br>
Nel weekend ingresso solo su prenotazione.</div><div> </div><div>Nella sezione<em> </em>"Documenti" di questa pagina è disponibile il comunicato stampa completo della mostra.</div>
Comunicato stampa: nuova scuola Montegrappa, struttura innovativa
<?xml encoding="utf-8" ?><br><p>Proseguono i lavori di realizzazione del secondo stralcio della nuova scuola Montegrappa in via della Biscia per la quale, in corso d’opera, si è deciso di intervenire anche secondo quanto previsto dalle nuove norme antisismiche.<br>
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"<em>Questa struttura è pensata in sostituzione della scuola Monte Grappa presente in via Montà che risulta ormai obsoleta - </em>ha spiegato l’<strong>assessora all’edilizia scolastica Cristina Piva -</strong><em> un primo stralcio era già stato costruito ed è a tutt’oggi utilizzato. Ora si tratta di completare l’edificio che insiste su uno spazio acquisito con l’esproprio del terreno adiacente. L’edificio risponde alle esigenze della attuale didattica da un lato e a quelle di risparmio energetico unito al comfort ambientale dall'altro</em>".<br>
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La nuova scuola Montegrappa diventa così un nuovo plesso scolastico che va ad integrare la scuola Galileo Galilei ubicata in via della Biscia, 206 nel quartiere Montà.<br>
Il nuovo edificio, destinato a scuola primaria, ospiterà a regime circa 250 alunni e avrà a disposizione dieci aule, altre due per alunni con eventuali disabilità, gli spazi per le attività integrative parascolastiche, la mensa e i locali di servizio relativi.<br>
Questo nuovo edificio è collegato al primo in modo da integrare i nuovi spazi di distribuzione con quelli già realizzati, come l'ingresso, l'atrio, i servizi igienici. E’ inoltre previsto anche l'ampliamento dei parcheggi di servizio sull'area antistante.<br>
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"<em>Purtroppo la situazione di emergenza sanitaria ha rallentato un po’ i lavori - </em>ha concluso l’<strong>assessora Cristina Piva</strong><em> - in questi giorni sono terminate le strutture divisorie e stanno concludendosi gli interventi sugli impianti elettrici e idraulici. Confido che la nuova scuola possa essere sicuramente pronta ed agibile per il prossimo anno scolastico</em>".</p>
Conferenza stampa: "Attorno a Van Gogh. Otto pittori e i colori della vita"
<?xml encoding="utf-8" ?><br><p>In occasione della terza apertura dell’esposizione "Van Gogh. I Colori della vita” una importante novità attende i giornalisti e il pubblico: l'inaugurazione di una grande mostra di gruppo di otto pittori contemporanei che su indicazione di Marco Goldin hanno lavorato su alcuni temi cari a Van Gogh. Le opere sono quelle di Laura Barbarini, Franco Dugo, Attilio Forgioli, Matteo Massagrande, Cetty Previtera, Giuseppe Puglisi, Laura Villani e Piero Zuccaro e sono ospitate nell'agorà e al primo piano del San Gaetano.</p><p>Dal 26 aprile al 6 giugno sarà naturalmente possibile tornare a visitare anche la grande esposizione “Van Gogh. I colori della vita”.<br>
Tutti i dettagli in conferenza stampa riservata ai giornalisti </p><p><strong>lunedì 26 aprile, ore 11:00<br>
Centro Altinate San Gaetano</strong></p><p>Interventi:</p><ul>
<li>Sergio Giordani, sindaco di Padova</li>
<li>Andrea Colasio, assessore alla cultura</li>
<li>Marco Goldin, curatore della mostra</li>
</ul><p>Seguirà la visita secondo i protocolli di sicurezza.</p>
Comunicato stampa: asilo nido Il Bruco, un asilo nuovo e in sicurezza
<?xml encoding="utf-8" ?><br><div>Sono terminati il lavori all’asilo nido il Bruco di via dell’Orna in zona Guizza che ospita 60 bambini dai 3 ai 36 mesi.<br>
Si tratta di lavori di restauro che hanno interessato gran parte dell’edifico. In particolare sono stati rifatti i pavimenti, i bagni e la cucina, sostituiti i vecchi serramenti e i radiatori ormai obsoleti, messo in sicurezza l’impianto elettrico, tinteggiate le pareti interne e rifatta la pittura esterna.</div><div><br>
Sono state create nuove stanze, chiudendo anche le due verande, ottenendo così una migliore distribuzione degli spazi interni per meglio ottimizzare l’attività scolastica.<br>
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E’ stato anche ampliato il giardino usufruendo di una porzione di terreno attigua.<br>
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"<em>S</em><em>i tratta di una risposta concreta alle famiglie dei bimbi e a tutti coloro che frequentano quotidianamente la scuola – </em>ha precisato l’<strong>assessore all’edilizia scolastica Cristina Piva</strong><em> - </em><em>g</em><em>li edifici scolastici e la loro messa in sicurezza per </em><em>renderli ancor più </em><em>funzionali all’accoglienza e allo svolgimento delle attività didattiche, sono una priorità per la nostra amministrazione”</em>.<br>
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Il costo dell’intervento è stato di circa 270.000 euro.</div>